A Gattatico (Reggio Emilia) c’è un museo straordinario, dedicato ai fratelli Cervi, e alla loro mamma e papa’.
Padre, madre e i 9 figli furono attivi nella resistenza emiliana. I 7 figli maschi morirono nel 1943 fucilati dai fascisti. Tutti e sette, in una fredda mattina dell’inverno padano.
Il padre e i nipoti proprietati del fondo Campi Rossi a Praticello di Gattatico hanno adibito la casa a museo.
A Gattatico ho visto e ascoltato molte cose interessanti (e toccanti) su questa straordinaria famiglia di contadini ma se le raccontassi qui e ora priverei del piacere e dell’emozione di andare la’ di persona agli amici che leggono il mio piccolo blog.
Dunque aggiungo solo che i fratelli Cervi sono uno dei simboli più forti della Resistenza e dell’antifascismo.
Accanto al Museo Cervi sorge l’Istituto “Alcide Cervi” e la Biblioteca “Emilio Sereni”, dedicata al grande politico e studioso di storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario italiano.
Tra le cose imperdibili a mio parere oltre alla stanza severa adibita a cucina, con arnesi e attrezzi in tema, il mappamondo sul trattore, simbolo dell’afflato intellettuale e umano della famiglia Cervi, e alcuni certificati che testimoniano la loro tensione intellettuale verso l’ammodernamento delle campagne e dell’agricoltura emiliana, come il certificato rilasciato dalla Cattedra ambulante di Agricoltura di Reggio Emilia a uno dei fratelli, Zelindo.
I dintorni sono molto interessanti, tra porcilaie tradizionali e moderne e allevamento di vacche da latte per la produzione di Parmigiano reggiano; sono rimarchevoli le “piantate” emiliane che sopravvivono ai cambiamenti radicali in atto nell’agricoltura padana, vere e proprie selve di alberi a cui si attorcigliano, con tenacità, le viti.
Di questi alberi vitati parlano numerose fonti storiche moderne, come Leandro Alberti, nella sua Descrittione di tutta Italia, nel Cinquecento: “Scendendo alla via Emilia, e camminando per mezzo dell’amena campagna” la campagna è piena di “di vaghi ordini di alberi dalle viti accompagnate”, e “si veggono artificiosi ordini di alberi, sopra i quali sono le viti, che da ogni lato pendono”.
Abituata come sono ai paesaggi del vino liguri e sardi, dove le viti sbucano da terrazze arse dal sole o pianure infuocate, o al limite verdeggiano su colline mediterranee questa simbiosi tra alberi ad alto fusto e viti mi ha incuriosito tanto e mi e’ piaciuta parecchio, come l’abitudine emiliana di vivere e lavorare nelle vecchie cascine, opportunamente rifunzionalizzate e modernizzate.
Sono luoghi intensamente abitati, nonostante l’abitato sia sparso, rado, e che riescono quasi familiari, forse perchè si intuisce un senso di comunità che mi è parso, a naso, ancora concreto.
Sitografia consultata:
Museo Cervi: http://musei.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=1820&IDSezione=11482
Piantata padana: http://percorsigastronomici.it/percorsienogastronomici/Portale/tema_itinerario.aspx?reg=e&tema=1731&tappa=1737
La piantata emiliano romagnola: http://lacampagnappenaieri.blogspot.com/2010/07/la-piantata-emilianoromagnola.html