» Vite e vita

Grappolo d’uva, Bovale sardo. Esterno sardo, zona di Sibiola. Cagliaritano. caldo, pioggia. Uno stagno salato a poche centinaia di metri, un’antica chiesa alle spalle. Un amico mi parla di biodiversità dei vitigni sardi, e di come si stia cercando, in quel fazzoletto di terra, di tramandarla ai figli, ai nipoti.

Tiriamo fuori tanti nomi d’uve dimenticate, di quelle che trovi nei manuali di storia agraria, vitigni abbandonati in cerca di Chardonnay o di altri vitigni internazionali.

Guardo quel grappolo, alcuni acini sono freschi, hanno la pelle tesa, lucida, sono vivi. Altri sono avvizziti, arsi dal sole, si stanno trasformando in qualcos’altro ma in che cosa?

Se sapessi la risposta non farei l’antropologa ma la teologa. Non lavorerei con le persone, gli anthropos, ma sarei in missione per conto di dio, teos, come i Blues Brothers

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